riflettore 2019 03 15 - Radio Gioconda

 

L’ospite di oggi è il pianista e compositore Gabriele D’Alonzo. Gabriele, sei particolarmente felice in questo periodo, come mai?

Il 15 marzo scorso è uscito il mio secondo lavoro discografico, dal titolo “Metamorphosis”, che raccoglie una nuova fase sperimentale del mio percorso musicale.

 “Metamorphosis”. Perché hai scelto questo titolo per il tuo album?

In questo lavoro le emozioni e sensazioni espresse nel mio precedente disco “Introspective” hanno subito una mutazione artistica e strutturale.

 Il pianoforte, suonato da te, è l’assoluto protagonista del tuo nuovo progetto discografico. Inoltre, nell’album, ci sono un paio di featuring molto importanti dei quali vai molto orgoglioso. Chi ha collaborato con te per la realizzazione di questo disco?

Stefano Zeni, violinista professionista che vanta collaborazioni con Eugenio Finardi, Antonella Ruggero e Fabio Concato. Mentre il lavoro di mastering e di missaggio l’ho affidato a Franz (Francesco) Contadini, notissimo DJ e ingegnere del suono.

 Il disco si compone di dieci tracce. In base a quale criterio hai scelto i brani?

Compongo e suono molto d’impulso, di solito registro le mie idee sul cellulare e poi, notte tempo, le sviluppo su un pianoforte digitale. Alla fine, la scaletta dei brani ricopia quella delle registrazioni, quasi dieci mesi di brani, più o meno un brano al mese.

 L’album è stato registrato nel tuo home studio: un cd fatto in casa, ma curato nei minimi dettagli perché a seguirti nel mixaggio è stato, come dicevi prima, Franz (Francesco) Contadini. Come avviene la registrazione dei pezzi? Come vivi quei momenti?

Io e il computer siamo diventati coppia fissa, anche perché la maggior parte delle idee sono state sviluppate tramite un virtual instrument che permette di avere dei suoni molto simili a quelli di un pianoforte reale. Quindi di notte passo un po’ di tempo a rielaborare le mie idee per dare un’anima alla musica, ai brani, così le scompongo e poi le registro.

Vorrei aggiungere anche che, fortunatamente, l’album è stato ascoltato da diverse etichette e sarà pubblicato da una casa discografica, la RNC Music di Milano, una nota label milanese che vanta svariate produzioni internazionali. È una bella soddisfazione.

 Il primo singolo estratto da “Metamorphosis” s’intitola “Distance”. Potresti darci qualche dettaglio in più su questo brano?

Si tratta di un melting pot ritmico tra elettronica e pianoforte acustico, che sono due strumenti distanti tra loro ma in questo caso sono uniti da un andamento calzante della batteria. Secondo me si tratta di qualcosa di innovativo che giunge quasi alla fine del disco e rappresenta appunto la metamorfosi del mio stile musicale. Una composizione che racchiude tutti gli elementi e le conoscenze che ho sviluppato in questi anni. È il brano che più mi rappresenta in questo momento.

“Distance” è il primo singolo estratto da “Metamorphosis”, il nuovo album del compositore e pianista Gabriele D’Alonzo, oggi ospite a Riflettore. Gabriele, quali emozioni hai provato quando hai ascoltato in radio per la prima volta questo pezzo?

Mi ha dato dei brividi incredibili perché sentirlo in diffusione radiofonica è diverso dal sentirlo in auricolare oppure da un CD. Inoltre, sapere che anche altri lo stanno ascoltando è davvero emozionante.

 Come è stato ascoltare, per la prima volta, il tuo nuovo CD una volta terminato e pronto per la pubblicazione?

Ero solo nella mia stanza, preferisco ascoltare i miei lavori da solo per valutarne la qualità e l’evoluzione che c’è stata. È stata un’emozione molto forte ed un grande entusiasmo, mi sono commosso. Poi quando sono arrivati i CD puoi immaginare la soddisfazione di avere in mano il prodotto finito.

Fai musica da sempre, da quando eri praticamente in fasce. Che cosa ti spinge a non abbandonarla mai? Che cosa è per te la musica?

E’ una seconda vita. Mi dà la possibilità di esprimermi al meglio e di staccarmi dalla vita terrena per fondermi in una sorta di universo parallelo. Non è facile da spiegare.

 Ti piace suonare in pubblico tanto quanto suonare da solo?

No, a volte sono geloso delle mie creazioni e poter trasmettere le mie creazioni e sensazioni agli altri è spesso difficile. Devo sentirmi talmente tanto in sintonia con il brano da poter trasmettere le mie sensazioni al pubblico.

 Passo ora alla domanda di rito di Riflettore: quale è il brano della musica leggera italiana che avresti voluto cantare e portare al successo e per quale motivo lo hai scelto?

“Diamante” di Zucchero perché lui aveva scritto questo brano per sua nonna. Anche io dedicai un brano del mio primo album a mia nonna, “Clouds”. Devo molto a mia nonna perché grazie a lei, che mi aveva messo a disposizione un intero appartamento per suonare ed imparare, ho potuto iniziare a sviluppare i miei progetti artistici. Devo molto anche ai miei genitori che mi hanno pagato le lezioni di musica.

 Gabriele, sai suonare, sai comporre, a cantare ci hai mai pensato?

Sì, facevo la seconda voce in un gruppo, facevamo cover degli U2 e dei Beatles, sì, una volta cantavo. Ma per ora non intendo riprendere, tuttavia mai dire mai anche se credo che ogni cosa debba essere messa al momento giusto, ora come ora avrei un po’ di paura a sentirmi.

Come abbiamo detto, l’album è uscito il 15 marzo scorso, è già disponibile anche sul web?

Sì, in tutte le piattaforme digitali, mentre i CD saranno in vendita ufficialmente a partire dal 1° aprile.

Volevo cogliere l’occasione per ringraziare tutte le persone che mi hanno aiutato a realizzare questo progetto: Stefano Zeni, Laila Santangelo, la RNC Music, voi di Radio Gioconda, Francesco Contadini, mio fratello che ha realizzato la copertina e Bisera Mehic, eccellente fotografa, che realizza le copertine dei miei CD.

Quali sono i tuoi contatti per coloro che volessero tenersi aggiornati sulle tue attività artistiche?

C’è il mio sito web www.gabrieledalonzo.com

Adattamento testi : Luca Bellomo

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